articolo:«Torbiere in pericolo: la Vas non va esclusa»

Fonte: Bresciaoggi, Mercoledì 12 Gennaio 2011

 

NATURA E POLEMICHE. Il Coordinamento ambientalista e animalista
«Torbiere in pericolo: la Vas non va esclusa»
Paolo Baldi
Si vuole salvare dall’«esame» il Piano di gestione «Potrebbe essere l’inizio della fine della Riserva»
Le deroghe e le riletture di leggi e regolamenti magari troppo efficienti sembrano essere una prassi piuttosto diffusa nell’amministrazione della cosa pubblica nel nostro Paese. Soprattutto quando si tratta di «gestire» l’ambiente piuttosto che di conservarlo. La pensano così i gruppi raccolti nel Coordinamento delle associazioni ambientaliste e animaliste bresciane (l’elenco comprende Enpa, Sva, Lac, Lipu, Oipa, Lida, Laica, Anpana, Lav, associazione Compagni di Strada e Telefono difesa animali), che hanno deciso di fare un nuovo tentativo sulla strada della salvaguardia concreta di un preziosissimo unicum naturalistico: la Riserva naturale delle Torbiere del Sebino.
Sul tavolo c’è il famoso nuovo Piano di gestione della riserva, che è già stato adottato da tempo dal Consorzio (un ente pubblico, ne fanno parte gli enti locali interessati) al quale la zona umida è affidata, e che, lo ricordiamo, era già stato ripetutamente attaccato dal mondo ambientalista quando era ancora nella fase istruttoria, perchè considerato inadeguato e incoerente.

 

Adesso lo stesso «vademecum» sta per affrontare un altro passaggio essenziale: venerdì, nella sede consortile di Provaglio d’Iseo verrà fatta la verifica di esclusione del documento programmatico dalla procedura di Valutazione ambientale strategica (Vas); e le associazioni, prevedibilmente, non ci stanno.
Detto innanzitutto che anche Legambiente e «La Schiribilla» hanno presentato documenti di censura analoghi in merito al Piano prima e alla cancellazione della Vas poi, passiamo a sintetizzare le ragioni espresse nella nuova presa di posizione; riassumibili in una considerazione: «Il Piano di gestione di un sito Natura 2000 (è il caso delle Torbiere) deve rispondere a un unico obbligo di risultato: salvaguardare l’efficienza e la funzionalità ecologica degli habitat e/o delle specie alle quali il sito stesso è dedicato».
Così non sarebbe se si analizza il contenuto del regolamento adottato dal Consorzio sebino; perchè, per esempio, «la pianificazione proposta introduce interventi trasformativi del suolo o funzioni insediative (vedi la ristrutturazione della famosa ex area Zumbo) non ammessi dalla delibera del consiglio regionale che aveva istituito la riserva».
Un altro esempio tra i tanti citati? «Il Piano di gestione ha incluso nei confini dell’area protetta un insediamento turistico (il campeggio Sassabanek) non ammesso dalla stessa delibera istitutiva regionale. Ciò è successo in seguito alla riperimetrazione dei confini della riserva, e la novità non è stata disciplinata dallo stesso documento di gestione anche se la zona in questione, di tipo “C”, confina direttamente con l’area “A” di maggior pregio naturalistico».

 

Sottolineando poi che la grande palude morenica sebina è protetta e considerata di eccezionale importanza naturalistica da almeno nove «attestazioni» internazionali, europee, regionali e provinciali (dalla legge istitutiva all’inserimento negli «ecomosaici»), le associazioni ricordano che anche la Direzione generale Qualità dell’ambiente della Regione ha sollecitato, nel luglio scorso, la necessità di sottoporre il documento di programmazione della riserva alla Vas.
E concludono affermando come «Il Piano di gestione sia privo dei requisiti necessari alla proposta di esclusione della Valutazione ambientale strategica; un processo partecipato che serve a valutare le conseguenze ambientali delle azioni proposte dal medesimo piano».

 

Il Coordinamento teme che la sua esclusione possa rappresentare l’inizio della fine della Riserva intesa come tale; ovvero «uno scrigno di biodiversità e bellezze naturali».
———————————————————
Fonte: Giornale di Brescia, 12 gennaio 2011

 

Provaglio
Il Tar: sì ai pozzi nella riserva delle Torbiere
PROVAGLIOAllestire un pozzo per la raccolta di acque sorgive all’interno della riserva naturale della Torbiere del Sebino, si può. Lo ha stabilito il Tar di Brescia con la sentenza numero 2 dello scorso 5 gennaio. I giudici hanno accolto il ricorso di Bruno Capponi di Provaglio, proprietario di alcuni fondi nella riserva naturale, nella zona di via Monastero.
Capponi aveva chiesto al Comune, ricevendone il rifiuto, l’autorizzazione a scavare nel terreno di sua proprietà per la realizzazione di un fontanile necessario per le esigenze igieniche della sua abitazione, che non è collegata all’acquedotto comunale, e per l’attività agricola, consistente di 150 ulivi e altri alberi da frutto.

 

Il Comune aveva respinto la richiesta in forza del parere negativo espresso dal Consorzio delle Torbiere del Sebino che ha eccepito l’incompatibilità ambientale del pozzo con le finalità della riserva naturale, sottoposta a particolare disciplina urbanistica, sia per la posizione sia per la tipologia della costruzione.
I giudici hanno invece stabilito che l’opera è ammissibile perché, se è vero che il regolamento della riserva vieta le nuove costruzioni e le nuove infrastrutture, consente però la realizzazione e l’ammodernamento degli impianti igienici e di servizio delle abitazioni e le opere dirette alla conduzione agricola dei fondi. Col che sono implicitamente legittimati gli interventi edilizi complementari, tra i quali la realizzazione di servizi sostitutivi dell’allacciamento all’acquedotto comunale.

 

Via libera, dunque, al pozzo del signor Capponi, fermo restando – ha sottolineato il Tar – il potere del Comune di imporre delle prescrizioni sulle dimensioni e sulle caratteristiche tecniche del manufatto. E a questo riguardo – conclude la sentenza – dovrà essere acquisito il parere del Consorzio di gestione della riserva delle Torbiere, le cui valutazioni, pur superate riguardo alla interpretazione della disciplina urbanistica, devono però trovare ascolto, ed essere riformulate come prescrizioni, affinché la costruzione del pozzo e l’utilizzo dell’acqua siano compatibili con la tutela del contesto naturale. esseci