Artico. «Quel villaggio turistico ingoierà i rospi»

Fonte: Bresciaoggi, sabato 3 dicembre 2011

ISEO. La testimonianza di Alberto Gatti dell´associazione Monte Alto: «Le colonie di bufo bufo della zona rischiano una rapida e inesorabile estinzione»

«Quel villaggio turistico ingoierà i rospi»

Giuseppe Zani
I volontari lanciano l´allarme: «Il nuovo complesso residenziale di Clusane sbarrerà l´unico punto di accesso al lago degli degli anfibi»
L´ennesima colata di cemento sulle sponde del lago d´Iseo rischia di spingere sul baratro dell´estinzione le colonie di anfibi che popolano le aree verdi del Sebino con effetti imprevedibili sull´ecosistema.
L´allarme dapprima solo ventilato dagli esperti ha trovato sponda e certezze fra i volontari e le associazioni che ogni anno cercano di rendere meno traumatica la migrazione di rospi comuni (animali strategici nell´equilibrio dell´ecosistema) verso i luoghi dell´accoppiamento, un esodo che in mancanza di passaggi protetti decima ad ogni stagione la popolazionedi anfibi investita sulle strade dalle auto in transito. Ebbene, il vasto terreno su cui la «Costa verde» si appresta a costruire un villaggio turistico, quasi sul confine tra Clusane e Paratico, è l´approdo sulla riva bresciana del Sebino di una rotta migratoria di rospi.
Vero è che il corridoio ecologico che consente la migrazione- l´ultimo corridoio esistente- è tagliato in due dalla strada provinciale Sarnico-Iseo, una striscia d´asfalto che falcidia gli anfibi quando abbandonano in massa i loro rifugi sul monte Alto e, aggirando muretti e persino i cordoli della pista ciclabile, tentano di raggiungere il lago per l´accoppiamento.
Ma la nuova struttura ricettiva- 48 alloggi, 2 piscine, giochi e attrezzature sportive su un´area di 35.850 metri quadri- costituirà per i bufo bufo una barriera insormontabile. Che sia proprio lì il loro punto d´arrivo, e poi di risalita verso i boschi, lo testimonia Alberto Gatti, 45 anni, residente a Nigoline di Corte Franca, aderente all´«Associazione monte Alto», escursionista con la passione per gli animali.
È CAPITATO ANCHE ad altri, del resto, di notare durante le serate piovose d´inizio primavera che il tratto di asfalto fiancheggiante il terreno di proprietà della «Costa verde» era reso viscido da una strage di rospi.
«Sono goffi, lenti, quando sono abbagliati dai fari si rannicchiano perchè pensano di mimetizzarsi- racconta Gatti-. Purtroppo, quella strada è trafficatissima. Le chances per loro di farcela sono già assai scarse». Il passaggio dei bufo bufo sulla Sarnico-Iseo Alberto Gatti l´ha scoperto nel 2009 mentre si stava recando a Pontirone, sulla sponda bergamasca del Sebino, ad aiutare i volontari locali che raccolgono con secchi i rospi bloccati contro i muri di contenimento della litoranea e poi li trasportano in acqua.
Stessa operazione che il 45enne ha ripetuto nel 2010 e nel 2011, da solo, di notte, rischiando la pelle, a Clusane. «Ho potuto così censire il fenomeno- continua Gatti-. Lo scorso anno, in poche sere, ho individuato 185 anfibi, quest´anno 180: la metà dei quali spiaccicati sull´asfalto. Stavolta poi la migrazione è stata anomala perchè la temperatura dalla metà di marzo è bruscamente salita. Certo, fossimo stati una bella squadra, ne avremmo salvati di più, di rospi».
Negli anni ´90, ricorda Alberto, dal monte Alto muoveva una folta colonia di bufo bufo che scendeva lungo i valloni di Zuccone per raggiungere i laghetti delle Polle, fra Clusane e Colombaro.
«Poi a Zuccone hanno realizzato la zona industriale: cemento e asfalto che han fatto sparire quella colonia- ricorda lui-. Stessa cosa sta avvenendo lentamente sul confine tra Clusane e Paratico, dove peraltro non ci sono tombotti sottostradali per il transito degli animali».
IN QUEL TRATTO, come detto, è in programma la costruzione di un villaggio turistico e, a monte della provinciale, di un parcheggio pubblico di 147 stalli. Una condanna a morte, per i rospi. Un forte legame li unisce infatti al sito di riproduzione, al quale essi restano tenacemente fedeli anche se divenuto inospitale. Ancora sperimentali, e parecchio dispendiosi, i tentativi di trasferimento dei rospi: è necessario rinchiudere le coppie nei nuovi siti che, a quanto sembra, saranno accettati solo dalla prole che vi vedrà la luce.

Due articoli sul convegno tenutosi sabato scorso al Centro visitatori di Iseo.

Fonte: Bresciaoggi, domenica 04 dicembre 2011 PROVINCIA, pagina 25

 

PROVAGLIO D´ISEO. Ieri il convegno, con la presenza di ittiologi, al Centro visitatori del Parco delle «lame»
Un progetto di autotutela
per la pesca nelle torbiere

Fausto Scolari
Si va verso una massiccia azione di salvaguardia di persico reale, luccio, anguilla ed arborella Una mano anche dai pescatori

 

Nelle torbiere si va verso una massiccia azione di tutela e valorizzazione del persico reale, del luccio, dell´anguilla e dell´ alborella, una volta esemplari di pesci massicciamente presenti nelle nostre «lame», ma ormai ridotti a pochi esemplari. Il Consorzio di tutela di questo lembo prezioso di terra lombarda non ha dubbi e, forte di un contributo regionale di 122 mila euro, marcia diritto verso un massiccio intervento, volto a favorire una naturale ripresa delle specie autoctone (dal greco autòs, che vuol dire se stesso, e chthòn suolo/terra, che indica l´appartenenza di qualcosa ad un luogo) al momento quasi soppiantate da quelle alloctone (dal greco «allos», che vuol dire altro, e «chthòn», per indicare la non appartenenza a quel luogo). E lo fa supportato, e questa è la notizia più eclatante, dall´ appoggio dei pescatori, pronti a dare una mano ed a fungere come «sentinella ambientale».
Del resto gli obiettivi sono comuni: il Consorzio deve far fronte ad una vera e propria invasione del pesce siluro, originario dell´Europa orientale, ormai presente in torbiera con una percentuale incredibilmente alta che raggiunge il 34%, quando la norma sarebbe del 3%; un predatore che divora di tutto e che lascia ai pescatori ben poche prede. Ed allora «unire le forze» sembra una necessità ma anche una scelta convinta.
IL CONVEGNO nel Centro visitatori ha fatto così il punto sulle specie ittiche delle torbiere, del popolamento e dei mutamenti nell´ultimo decennio. I numerosi i relatori: dal presidente del Consorzio Gianni Lecchi, a Cristian Salogni, dell´Istituto zooprofilattico di Brescia, dall´ittiologo Marco Mancini, curatore del progetto, all´ittiologo Stefano Marconi, fino a giungere a Marco Narducci, presidente dello Spinning club Italia, hanno concordato sulla necessità di far presto e di muoversi per avviare il progetto di tutela e valorizzazione della fauna ittica autoctona.
Il piano d´opera, finanziato con fondi europei dalla regione Lombardia, prevede numerosi interventi.
In primis bisogna dar corso (e questo si farà da gennaio 2012) a «letti di frega» artificiali, per favorire la riproduzione, sfruttando nel contempo le condizioni riparate come «nursery» per l´accrescimento e la successiva diffusione del novellame autoctono.
Inoltre saranno realizzate tre campagne d´ intervento, della durata di cinque giorni ciascuna, che andranno a prelevare le specie alloctone. Seguirà anche uno studio agronomico per dar corso ad un´analisi e censimento delle attività agricolo-zootecniche inserite nel bacino colante delle torbiere.

 

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Fonte: Giornale di Brescia 4 dic. 2011
Torbiere, una «nursery»
per salvare i pesci autoctoni

 

ISEO Alborelle, lucci, persici reali ed anguille: sono queste le specie autoctone pregiate presenti, prima degli anni ’90, in modo equilibrato nelle acque delle Torbiere del Sebino ma oggi, pressoché scomparse.
I predatori introdotti, dapprima il pesce gatto poi il carassio ed il siluro, hanno infatti reso «sterili» questi ambienti colonizzando in maniera assai imponente l’ecosistema.
Dal prossimo mese di gennaio, grazie al progetto proposto dal Consorzio di Gestione della Riserva e finanziato dal Fondo europeo per la pesca per 122mila euro, partiranno le attività individuate per la «Tutela e valorizzazione delle popolazioni di persico reale, luccio, anguilla ed alborella».
L’elevata qualità ambientale delle Lame e delle Lamette nella Riserva Naturale delle Torbiere permetteranno infatti di utilizzare questi luoghi come «Nursery» per i pesci, in vista del ripopolamento sia delle vasche delle Torbiere sia, di riflesso, dello stesso bacino lacustre.
Durante il convegno organizzato ieri dal Consorzio al centro di accoglienza visitatori gli ittiologi estensori del progetto hanno confermato come l’apertura dei canali delle Lamette, realizzati nel corso di questi ultimi anni, abbiano già portato risultati positivi per il ripopolamento dei pesci.
Marco Mancini ha infatti spiegato che le Lamette sono nicchie ambientali idonee per la riproduzione e fungono da incubatoio: «L’implementazione delle aree elettive per la tutela e la salvaguardia del novellame (pesce piccolo appena nato) tramite rifugi artificiali, così come il riequilibrio degli assetti ittici sono tra le attività principali del progetto che andremo ad effettuare, a cui farà seguito anche un’analisi e uno studio delle condizioni agricole e zootecniche presenti a latere delle Torbiere, dalle quali non si può prescindere».
In buona sostanza, a partire dal prossimo anno, insieme allo studio e al monitoraggio delle specie ittiche, sia nelle Lame sia nelle Lamette verranno posizionate 16 strutture a cupola fatte di ramaglie più o meno grosse e 65 fascine intrecciate per permettere soprattutto alla specie del persico reale di trovare un luogo idoneo al rifugio e alla deposizione delle uova.
Per favorire invece l’incubazione delle uova delle alborelle, specie la cui presenza è risultata talmente sottodimensionata che la pesca è stata chiusa per i prossimi tre anni, saranno messe in acqua cassette di ghiaia adeguate a questa finalità. Cinque saranno le aree di posa nella Lametta, due dedicate solo alle alborelle, due siti invece nelle Lame che, essendo a «circuito chiuso», presentano un differente ambiente acquatico.
I censimenti ittici si alterneranno alle tre campagne di contenimento delle specie alloctone (siluro in primis) in previsione, consistenti in cinque giornate ciascuna.
«Gli effetti attesi – ha continuato Mancini – sono l’identificazione dell’effetto nursery artificiale delle Lamette, il riequilibrio della fauna ittica in quest’ambiente e la realizzazione di nuove prassi di gestione per limitare l’impatto antropico». Ma per realizzare al meglio il progetto, è stato rimarcato, è necessaria la collaborazione di tutte le associazioni interessate.
«Rimane comunque estremamente difficile – ha sottolineato l’ittiopatologo Cristian Salogni – prevedere come sarà l’evoluzione delle specie ittiche nuove: queste, una volta ambientatesi, si adattano ed è quasi impossibile sradicare».
Veronica Massussi