Articolo: “Cinque Comuni amici delle rondini”

LIPU: come distinguere rondini, balestruccio e rondone

Fonte: Giornale di Brescia 11 settembre 2012

Cinque Comuni amici delle rondini

Prosegue nelle cascine di Iseo, Ome, Monticelli Brusati, Provaglio e Rodengo il progetto di ricerca coordinato dall’Università degli Studi Milano-Bicocca

Le rondini sono un indicatore di qualità ambientale e dove decidono di nidificare si è sicuri di trovare un ecosistema ancora sufficientemente preservato e con una elevata biodiversità. Dato questo presupposto che, unito ad altri quali il fatto che la rondine sia una straordinaria predatrice d’insetti ma anche una specie a rischio, avere nidi di rondine e preservarli è uno degli obiettivi del progetto dal titolo: «È ora di aiutare le rondini».

Promosso dall’Università degli studi di Milano Bicocca, il progetto, nato nel 2011, è stato appoggiato concretamente anche da altri enti tra cui la Comunità Montana del Sebino bresciano (unitamente al Parco Adda Sud, a quello Valle del Lambro, alla Provincia di Cremona e ad altri). Le Guardie ecologiche volontarie dell’ente, su indicazione dell’Università che ha stilato un protocollo sperimentale, hanno visitato, monitorato e censito trenta cascine nei Comuni di Iseo, Ome, Monticelli Brusati, Provaglio d’Iseo e Rodengo Saiano, individuate preventivamente. Il primo passo del progetto infatti consiste in un censimento accurato delle popolazioni di rondini dei territori coinvolti.

Si tratta di un lavoro scientifico, impegnativo, che mira a rilevare il numero delle coppie nidificanti ed a monitorare la loro riproduzione, ma anche a trovare connessioni tra questi dati e le caratteristiche degli edifici nei quali si trovano i nidi. Il lavoro infatti è unico al mondo per estensione territoriale: contempla 420 cascine distribuite in 10 aree della Lombardia, ed ha come obiettivi l’incremento delle conoscenze sulla biologia delle rondini, la proposta di misure efficaci per aumentare le nidificazioni e l’aumento della consapevolezza del valore ecologico della rondine e dei rischi che corre.

La loro sopravvivenza dipende dalla cementificazione, dalla biodiversità nelle aree coltivate, dall’uso pesante della chimica in agricoltura, dalla trasformazione delle stalle tradizionali in capannoni inospitali per la nidificazione. L’invito fatto dal progetto esorta gli imprenditori agricoli ad aiutare le rondini lasciando stalle e porticati tradizionali, aree a prato stabile, canali e siepi ed a usare pochissimi (o nessun) trattamento chimico, esorta anche chi non è imprenditore a diventare guardia ecologica volontaria (Gev) o a sostenere aziende che dimostrano maggiore sensibilità con i propri acquisti.

L’anno della rondine, il 2012 appunto, in Lombardia ha previsto di coinvolgere un numero sempre crescente di agricoltori lombardi, di realizzare una costante attività di sensibilizzazione, di aumentare la divulgazione e di approfondire le conoscenze scientifiche sull’ecologia e l’etologia delle rondini. I proprietari delle cascine del Sebino e della Franciacorta, visitate nei mesi primaverili ed estivi, con cadenza quindicinale, hanno accolto con entusiasmo il progetto – riferiscono le guardie ecologiche volontarie della Comunità Montana – e collaborano per tutto quanto richiesto. Le guardie ecologiche inoltre, dopo aver monitorato per un anno i nidi ora sono state dotate di minitelecamere per registrare ed avere conferme sui movimenti delle rondini. Veronica Massussi

Giornale di Brescia, l’articolo in pdf: 2012 rondini

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