Il 2 febbraio giornata mondiale delle zone umide


Ai sensi della Convenzione di Ramsar, Le Torbiere d’Iseo sono state dichiarate “zona umida d’importanza internazionale” il 05/12/84

Il 2 febbraio di ogni anno è la Giornata delle zone umide: è il giorno in cui nel 1971 fu sottoscritta la Convenzione sulle zone umide nella città iraniana di Ramsar. Si tratta di un appuntamento internazionale istituito dal 1997, con un tema diverso stabilito ogni anno

dalla Segreteria di Ramsar. Per l’edizione 2013 si è deciso di porre in primo piano il tema “zone umide e gestione delle risorse idriche”.

La finalità dell’iniziativa è quella di sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica sui valori e i benefici derivanti da tali straordinari bacini di vita.

Le zone umide costituiscono ambienti con elevata diversità ecologica, notevole produttività, caratterizzati da una considerevole fragilità ambientale e dalla presenza di specie e habitat che risultano fra quelli maggiormente minacciati a livello globale. Oltre ad essere dei serbatoi di biodiversità, questi ambienti forniscono un’elevata quantità di servizi ecosistemici, quali la regolazione dei fenomeni idrogeologici o la fissazione del carbonio presente nella biosfera, con conseguente mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici. Da dati recenti emerge che il tasso di declino/perdita di alcune popolazioni degli ecosistemi acquatici è quadruplicato negli ultimi 10 anni. A livello europeo risulta che gli habitat acquatici e le torbiere, sono fra quelli maggiormente minacciati (Report UE art. 17 – Direttiva Habitat). Appare quindi urgente attuare azioni di tutela delle risorse idriche e degli ecosistemi acquatici ad esse associati. (http://sgi2.isprambiente.it/zoneumide/)

 Secondo l’inventario nazionale delle zone umide, redatto da ISPRA in collaborazione con Il Ministero dell’Ambiente e l’ARPA Toscana, in Italia sono identificati ben 1511 siti. L’estensione totale è di 771.125 ettari.

Il 48% sono laghi e fiumi, 32% ambienti marini e costieri e il 20% zone umide artificiali. Di questi solo il 6% non è ancora protetto. Tra questi 53 siti sono riconosciuti di importanza internazionale secondo la Convenzione di Ramsar.

martin pescatore

Si stima che a questi ambienti sia legato circa il 12% delle specie animali totali, che diventano il 40% aggiungendo quelle vegetali. Quasi il 50% delle specie di uccelli presenti in Italia sono legate alle zone umide.

Circa due miliardi di uccelli migratori ogni primavera attraversano l’Italia, ponte nel Mediterraneo fra Africa ed Europa, dai piccoli luì alla grande cicogna bianca. Le nostre aree umide rappresentano per molti un ”pit stop”, una sorta di area di servizio lungo le autostrade delle migrazioni per la sosta, l’alimentazione, ma anche la nidificazione.

Le aree umide forniscono acqua potabile, aiutano a riciclare l’oro blu e producono il 24% del cibo del Pianeta.

Le minacce. Gli ambienti umidi possono essere sottoposti a un gran numero di minacce antropogene a scala differente: i cambiamenti climatici a scala globale, la frammentazione e la trasformazione territoriale (bonifiche, urbanizzazione e artificializzazione in senso lato) a scala regionale/di paesaggio e un gran numero di altri fattori e processi a scala locale (es.: introduzione e invasione di specie alloctone, stress idrico, inquinamento, interramento, pascolo, fruizione non controllata, abbandono pratiche colturali, tra cui quelle legate alla piscicoltura).

La tutela di queste aree umide è fondamentale non solo per la biodiversità ma anche per la sicurezza idraulica e la lotta al dissesto idrogeologico, in quanto rappresentano elementi del territorio capaci di contenere piogge sempre più spesso eccezionali e fenomeni di esondazione e piene. 

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