Articolo: Check up sul Sebino: alghe e inquinamento vengono… «a galla»

Fonte: Giornale di Brescia 11 agosto 2010

Check up sul Sebino:
alghe e inquinamento
vengono… «a galla»

 

Gli allarmanti risultati delle ricerche effettuate dall’Università di Brescia
e dagli atenei di Western Australia, Cambridge, Tracia e Bicocca

Gli esperti hanno accertato che non avviene più il rimescolamento delle acque: gran parte dell’inquinamento, così, resta in superficie
LAGO D’ISEO Le acque in superficie sono le più inquinate del lago. Ma anche quelle profonde, povere come sono di ossigeno, non se la passano troppo bene. Questo il risultato della ricerca internazionale condotta sul Sebino dall’Università di Brescia, in collaborazione con gli atenei del Western Australia, di Cambridge, della Tracia e della Bicocca di Milano. I ricercatori impegnati nelle rilevazioni effettuate fino al 29 luglio scorso, e nelle successive elaborazioni dei dati, sono quindici, coordinati dal professor Marco Pilotti, docente d’idrodinamica nell’ateneo cittadino e da Jorg Imberger, limnologo direttore del centro Cwr (Centre of water research) australiano.
L’«eutrofizzazione»
«La prima fase ha riguardato l’acquisizione dei dati ambientali per poter risolvere due quesiti fondamentali – spiega Pilotti -: quelli relativi all’apporto dei nutrienti dal bacino di monte e alle conseguenze del cambio climatico, nonché allo scioglimento del ghiacciaio».
Il lago d’Iseo infatti soffre di «eutrofizzazione», vale a dire di apporto squilibrato in eccesso di nutrienti, dovuto al fiume Oglio che ancora una volta è l’incriminato principale della salute delle acque del lago. Proprio l’eutrofizzazione favorisce infatti la sgradevole fioritura di alghe (il «bloom»); inoltre gli inquinanti non si miscelano più, come avveniva un tempo, con le acque più profonde, ma rimangono tutti a livello superficiale. Come se non bastasse, l’Oglio è ancora privo della centralina di rilevazione dei valori chimici: quella di Costa Volpino è guasta da tempo.
Poco ossigeno sul fondo
Ciò che si è rilevato fino ad ora è la completa «anossia», cioè la mancanza di ossigeno del fondo del lago che invece fino agli anni Ottanta aveva un ricircolo annuale nel periodo invernale, durante l’abbassamento delle temperature. Perché si è bloccato questo processo di circolazione? Che cosa accadrà in futuro se le temperature invernali aumenteranno? Saranno possibili interventi per bloccare questi fenomeni? Sono le domande alle quali vogliono giungere gli scienziati, quesiti che riguardano da vicino la qualità della vita del lago e dei suoi fruitori.
«Per dare una risposta che oggi ancora non è stata formulata, abbiamo messo in campo una metodologia di tipo modellistico – prosegue Pilotti – consistente nel monitoraggio di vari parametri con diversi tipi di strumenti».
Così, nello scorso mese di novembre è stata posizionata in mezzo al lago una stazione di misurazione dei parametri meteorologici e della temperatura dei primi 50 metri di colonna d’acqua; dal 15 luglio alla fine del mese scorso sono stati attrezzati dieci punti di misura in tutto il lago (meteo, temperatura in ingresso e uscita della portata), utilizzando una sonda fino a 150 metri di profondità che ha acquisito in tempo reale, cinquanta volte al secondo, i parametri chimici, fisici e microbiologici inviati al sistema informativo in rete. I ricercatori hanno elaborato i dati che oggi sono reperibili su un sito accessibile a tutti:www.cwr.uwa.edu.au. L’auspicio, per Pilotti e gli enti che contribuiscono alla ricerca (Consorzio gestione laghi, Provincia di Bergamo e Comunità Montana dei laghi bergamaschi) è che la ricerca possa proseguire nel tempo per trovare quelle risposte che possono garantire un futuro di qualità alle acque del lago d’Iseo e a tutto l’ecosistema circostante.
Veronica Massussi 

Lascia un commento