Comunicato: Piano agricolo della Riserva, il nostro punto di vista

Riserva delle Torbiere del Sebino: airone cinerino

Come altri soggetti interessati, anche la Schiribilla, in collaborazione col Circolo Legambiente Franciacorta, ha accolto l’invito del presidente Lecchi a presentare osservazioni alla bozza del Piano di settore agricolo della Riserva (PSA), in vista dell’approvazione definitiva.

La necessità di uno studio agronomico è stata sentita sin dal primo Piano di gestione del 1988; anche i vari aggiornamenti della banca dati del sito Natura 2000 Torbiere del Sebino da anni confermano che esistono situazioni di rischio circa le attività agricole praticate sui terreni circostanti gli habitat che determinano un eccesso di nutrienti a carico delle acque che percolano nelle vasche della torbiera.

Nelle note inviate all’Ente gestore abbiamo dapprima rilevato alcune situazioni contrastanti fra la mappa sull’uso del suolo del piano agricolo (frutto di una recente indagine sul campo) e le tavole cartografiche del nuovo Piano di gestione: a titolo di  esempio, nel PSA alcuni terreni risultano identificati come seminativo o vigneto, altri come giardino/parco di ampia estensione, mentre nel Piano di gestione tali zone sono riconosciute diversamente, per lo più come prati da sfalcio.

Ritenendo che il Piano agronomico non possa porsi in contrapposizione con quanto accolto dall’aggiornamento del Piano gestionale, abbiamo quindi chiesto che sia verificato se vi siano state variazioni colturali non consentite, al fine di evitare in futuro fraintendimenti e contenziosi. Ci risulta inoltre che anche due specchi d’acqua non siano stati cartografati.

Abbiamo condiviso:                                                                                                                      l’importanza della conservazione dei prati permanenti, al fine di salvaguardare la ricca biodiversità floristica e faunistica che essi ospitano.                                                       i limiti posti all’utilizzo dei concimi e l’introduzione, a tutela degli specchi d’acqua, di una fascia di rispetto nella quale è vietato l’uso di diserbanti e pesticidi.

Concordiamo in linea generale con le prescrizioni proposte, mentre riteniamo incompatibile con le finalità del sito la pacciamatura con teli di plastica anche se biodegradabile, perché anche tali coperture sono riflettenti, possono surriscaldarsi e rappresentano un ostacolo alla presenza e allo spostamento della fauna, oltre a essere di notevole impatto dal punto di vista paesaggistico.

Per quanto riguarda l’utilizzo dei prodotti fitosanitari, il Piano agronomico intende accogliere il “Regolamento sull’uso sostenibile e sicuro degli agrofarmaci nei comuni della Franciacorta DOCG”, estendendolo a tutte le coltivazioni. Abbiamo però fatto presente che tale regolamento è ancora in itinere e nemmeno in bozza è mai stato a oggi presentato pubblicamente: occorrerà pertanto valutarne la compatibilità con le particolari finalità naturalistiche e biologiche del sito. Da quel che si sa a oggi, risulta infatti che è consentito l’uso di prodotti tossici e molto tossici e di diserbanti.                                              Occorrerà anche considerare se con tale regolamento sia, ad esempio, tutelata la salute dei visitatori della riserva, dato che il percorso a loro riservato si snoda anche tra le coltivazioni.

Abbiamo anche proposto che sia valutata, in accordo con i proprietari del vivaio, la possibilità di un arretramento della coltivazione florovivaistica dalle zone più vulnerabili della riserva, con compensazione in altre parti della proprietà più distanti dalle aree di pregio naturalistico.

Per i dettagli, qui le note inoltrate all’Ente gestore: 12.09.2012 osservaz. PSA

Riserva naturale e attività agresti: un Piano agronomico per la convivenza

È stata presentata lunedì scorso, al centro visitatori d’Iseo, la bozza del Piano di Settore Agricolo (PSA) che interessa circa 65 dei 360 ettari della Riserva naturale Torbiere del Sebino, una realtà agricola abbastanza ridotta e che riguarda per la maggior parte il territorio di Iseo (43 ha) e in misura più limitata Provaglio (16,30) e Corte Franca (6). Illustrato dall’agronomo Giampietro Bara, presenti soprattutto agricoltori e rappresentanti delle associazioni della categoria, il documento ha “come obiettivo primario la tutela degli habitat, perseguendo azioni mirate allo sviluppo sostenibile delle produzioni agricole e alla salvaguardia del paesaggio agrario”.

Mentre il Piano di gestione della riserva vieta in linea generale la variazione colturale se non autorizzata dall’Ente gestore, il nuovo strumento agronomico esplicita in modo puntuale varie prescrizioni, tutelando ripe, boscaglie, formazioni erbacee e arboree, terrazzamenti ecc., precludendo la trasformazione dei prati in seminativi e l’espansione delle colture specializzate, in verità in riserva limitate a qualche ettaro di vigneto o uliveto. Per proteggere la zona umida è istituita una fascia di rispetto di 30 metri in cui sono vietate lavorazioni del terreno, concimazioni organiche e minerali, trattamenti fitoterapici e diserbanti. Allegata al PSA una dettagliata mappa cartografica dell’uso del suolo, con localizzazione  dei terreni interessati da prati, seminativi, colture specializzate (olivi, vigne), incolti, vivai, parchi e giardini.

Ma il tema che a lungo ha attirato l’attenzione dei presenti e ha interrotto più volte la presentazione del Piano agronomico, creando non poca tensione e malumore, è stato quello dell’acqua: l’esigenza dei proprietari di alcuni coltivi è quella di attingere dalle vasche della riserva a scopo irriguo. Il presidente Lecchi ha avuto del filo da torcere nel farsi ascoltare per ribadire che è tassativamente vietato il prelievo idrico, mentre è possibile fare domanda per l’apertura di pozzi. Il Prof. Carlo Andreis (botanico) e il Dott. Giovanni Loris Alborali (ittiologo) hanno ben spiegato come sia fondamentale per l’equilibrio ecologico della  riserva mantenere un determinato livello idrico. Vi è un preciso accordo col Consorzio dell’Oglio che mette in funzione una pompa idrovora (posta nel canale artificiale che si diparte verso lago da una zona in prossimità della Cascina della Pesa) per regolare il livello delle acque: il meccanismo si attiva quando il livello della Lama raggiunge i 185,80 m s.l.m.

Riguardo all’uso dei prodotti fitosanitari la riserva farà proprio il “Regolamento sull’uso sicuro e sostenibile degli agrofarmaci nei comuni della Franciacorta DOCG”, le cui norme saranno estese, per quanto applicabili, a tutte le coltivazioni (nell’area protetta sono presenti circa 5 ettari di terreni vitati DOC-DOCG).

L’intenzione dell’Ente gestore è quella di approvare il piano agronomico entro ottobre, ma per favorire ulteriormente l’iter partecipativo il presidente Lecchi ha invitato tutti gli interessati a presentare proposte, suggerimenti e osservazioni entro il 20 settembre, anche per email o recandosi di persona presso gli uffici dell’Ente per parlarne direttamente.

Articolo. “Un piano agricolo per regolare l’area delle Torbiere”

Fonte: GIORNALE DI BRESCIA MARTEDÌ 24 LUGLIO 2012

Iseo Un piano agricolo per regolare l’area delle Torbiere

ISEO Si può prelevare acqua, in periodi di siccità, dalle vasche delleTorbiere? Cosa si può coltivare nelle aree sensibili, e con che intensità? Quali concimi e quali diserbanti si possono utilizzare per non danneggiare l’ecosistema? A queste e ad altre domande dovrebbe rispondere il piano agricolo in fase di redazione da parte dell’Ente gestore della Riserva. «Insieme al Comitato tecnico scientifico della Riserva abbiamo pensato di predisporre il documento- spiega Gianni Lecchi, presidente dell’ente gestore – anche perché in questo periodo si sono verificate situazioni che necessitano di un inquadramento chiaro per la salvaguardia del biotopo». Lecchi fa riferimento, per esempio, alla nuova coltura di mais per realizzare sacchetti biodegradabili, da poco piantumata a ridosso delle Lamette, e alla richiesta di alcuni agricoltori di Corte Franca di potersi approvvigionare di acqua dalle vasche limitrofe ai propri coltivi (possibilità negata da uno specifico divieto). Per questo motivo era stato contattato anche il sindaco di Corte Franca Giuseppe Foresti, che non ha emesso alcuna ordinanza, rimandando la questione all’ente gestore. «Per ragionare insieme ai diretti interessati abbiamo convocato una riunione con gli agricoltori che si terrà lunedì 6 agosto. Per settembre-ottobre speriamo che il piano venga ultimato »prosegue Lecchi. La situazione agricola nella fascia di rispetto (o As, area sensibile della Riserva*vede oggi circa un 60% di prato polifita (con numerose essenze): seguono pratimonofiti, pochi ettari coltivati a vigneto e un vivaio. La Riserva occupa un’area piuttosto ristretta: 360 ettari composti prevalentemente da canneti e specchi d’acqua circondati da campi coltivati, strade e abitazioni. Vista la tipologia ambientale variegata la tematica del piano agricolo – il costo per realizzarlo è di 6mila u – si presenta dunque abbastanza complessa; per la stesura dello strumento che possa tenere in considerazione le molteplici variabili, non solo ambientali ma anche socio-economiche, è stato incaricato uno studio agronomico. All’incontro del 6 agosto – che si terrà alle 11, al centro di accoglienza visitatori a Iseo – possono partecipare tutti gli interessati. L’agronomo Giampietro Bara illustrerà la bozza del piano, la cui redazione è tata inserita nel finanziamento riguardante la riqualificazione delle specie ittiche.

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*Nota della Schiribilla. La fascia di rispetto non ha niente a che fare con l’AS, Area Sensibile: la fascia di rispetto è la Zona C, all’interno della riserva, parte integrante della stessa, mentre la cosiddetta Area Sensibile è la fascia immediatamente all’esterno del confine della riserva. Le “anomale” variazioni colturali avvenute di recente (da prato da sfalcio ricco di biodiversità a coltivazione di mais, senza autorizzazione) e che abbiamo segnalato all’Ente gestore riguardano quindi terreni dentro la riserva.

Torbiere: in arrivo lo studio agronomico

Evento preannunciato con largo anticipo (www.torbiere.it, sez. New), l’Ente gestore ha in programma un incontro pubblico per presentare la bozza del Piano di settore agricolo che interesserà tutti i terreni e le attività agricole interne alla Riserva. Lo studio sarà presentato dal redattore, l’agronomo dott. Gianpietro Bara, lunedì 6 agosto, alle ore 11.00, presso il Centro accoglienza visitatori in Iseo.                                                            Della necessità di uno studio agronomico si parla sin dal primo Piano di gestione del 1988; la stessa esigenza fu rimarcata anche in seguito nel 1997. Ora pare che si stia approdando ad uno strumento che dovrebbe coinvolgere le attività agricole con l’obiettivo di tutela della fauna e della flora dell’area protetta.

Lamette: prati da sfalcio e coltivi

In attesa di conoscere il parere dell’Ente gestore della Riserva sulla questione del prato da sfalcio convertito in campo di mais con pacciamatura di plastica, in Lametta un altro terreno, censito nelle tavole tematiche come prato da sfalcio, è stato arato (v. sotto come si presenta l’identico luogo in maggio e in giugno)

primi di maggio 2012: prato da sfalcio

primi di giugno 2012: terreno arato

Dove c’era l’erba ora c’è il mais-«Uno sfregio per le Lamette»

Pubblichiamo di seguito un altro articolo uscito sulla stampa in seguito alla segnalazione

Lamette, un prato da sfalcio ricco di biodiversità e importante anello della catena alimentare

delle associazioni: ribadiamo che è stato distrutto un ambiente che contribuisce in maniera rilevante al mantenimento della biodiversità dell’area protetta. Ricordiamo anche che la Riserva delle Torbiere del Sebino è Zona di Protezione Speciale (ZPS), ai sensi della Direttiva europea 79/409/CEE. I Piani di gestione devono perseguire un’attenta conservazione di tutte le zone umide, prestando particolare attenzione ai canneti in acqua e in asciutta o periodicamente sommersi. La conservazione di queste aree si realizza attraverso il divieto di trasformazioni ambientali, bonifiche, mutamenti di destinazione d’uso del suolo, attraverso il ripristino e la creazione di ambienti umidi naturali e attraverso la creazione e la tutela di aree “cuscinetto”                         (D.g.r. 8 aprile 2009 – n. 8/9275 Determinazioni relative alle misure di conservazione per la tutela delle ZPS lombarde in attuazione della Direttiva 92/43/CEE)                                                                                                 ————————————————————————————————-                                                                         

Fonte: Bresciaoggi, mercoledì 16 maggio 2012

Il campo incriminato a ridosso della Lametta: sono ancora visibili i rimasugli dei teli biodegradabili (www.bresciaoggi.it)

ISEO. Levata di scudi degli ambientalisti dopo che un agricoltore ha trasformato un prato in un campo coltivato a cereali

Dove c´era l´erba ora c´è il mais                                                                                           «Uno sfregio per le Lamette»                                                                                      Giuseppe Zani

Sotto accusa anche i teli che sono stati usati per proteggere il terreno Ma il contadino si difende: «Si tratta di un materiale biodegradabile»

Teli di plastica stesi a due passi dalle Lamette? «Macché plastica. È bio-materiale fatto di amido di mais che, dopo qualche mese, si decompone e diventa concime», precisa Giorgio Pezzotti, il contadino che, titolare della Stalla sociale del Sebino, a Sulzano, ha preso in affitto da Vigo Nulli, a Iseo (ai piedi della cascina Belaordo), un vasto terreno prima coperto di erba da sfalcio e ora seminato a granoturco. Una trasformazione stigmatizzata da Legambiente e dalle associazioni La Schiribilla e Monte Alto, che hanno puntato il dito contro i teli usati per la pacciamatura del terreno e il passaggio al granoturco. «Vedremo una riserva plastificata e spogliata di biodiversità?», tuonano gli ambientalisti in un volantino diffuso in questi giorni.

«Nei Siti Natura 2000 – vi si legge – i prati da sfalcio vanno mantenuti o recuperati a tutela della biodiversità. Poiché la conversione in coltivi rappresenta un danno per l´equilibrio ecologico, ci sono norme – Indennità Natura 2000 – che prevedono contributi o incentivi per il mantenimento dei prati e anche per la conversione dei coltivi in prati. Ciò nonostante, alle Lamette si va in controtendenza: distrutto il prato da sfalcio, crescono tra le coperture di plastica le nuove piantine». Per i terreni addossati alla Zona A, la zona di massima tutela, puntualizzano le tre associazioni succitate, il Piano di gestione delle Torbiere prevede «la salvaguardia del regime idraulico sia da opere di dreno sia dall´introduzione di nutrienti». A rischio, secondo loro, la ricchezza floristica del sito e la sopravvivenza dell´avifauna. E la manomissione segnalata, insistono, costituisce un grave precedente: «Immaginiamo le conseguenze se tutti i prati dovessero trasformarsi in seminativi». Da qui la richiesta di fare marcia indietro, anche perché ogni cambio di coltivazione all´interno della riserva naturale deve essere autorizzato dal consorzio.

«IO NON LO SAPEVO– ammette candidamente Giorgio Pezzetti -. Sono passato dal prato da taglio al seminativo per ruotare un po´ le colture. Per il resto, non ho nulla da nascondere». Anzi, a suo dire, l´aver introdotto i teli biodegradabili per la pacciamatura del granoturco, che ha piantato per le sue mucche, riduce il consumo di acqua e azzera il ricorso agli erbicidi. «Un metodo più rispettoso dell´ambiente già sperimentato all´estero: insomma, tutto l´opposto di quel che sostengono gli ambientalisti», spiega il contadino sulzanese, sempre attento alle novità che la tecnologia sforna per la tutela dell´ambiente. A Sulzano, non a caso, ha realizzato un impianto che ricava biogas dai liquami. «Forse farebbe più bene all´ambiente se i sedicenti ecologisti si battessero per estendere la pacciamatura con teli biodegradabili al mais della Bassa Bresciana – conclude Pezzotti-. Ve lo immaginate il risparmio di acqua e diserbanti?».

Torbiere: nuovo percorso e questione distruzione habitat in Lamette

Proponiamo qui il servizio (video) realizzato da Ruggero Maggioni sul convegno tenutosi venerdì 11 maggio presso il centro accoglienza visitatori , con intervista al pres. dell'Ente gestore della Riserva, Lecchi, e ad Angelo Danesi (La Schiribilla): si parla del nuovo percorso, delle norme della Riserva e della questione della coltura di mais a ridosso dell'area più pregiata delle Torbiere: https://www.youtube.com/watch?v=X0WRttPBBDk

Qui invece l'articolo uscito il 10/05/2012  sul Giornale di Brescia in seguito al comunicato delle associazioni sulla vicenda delle “Lamette plasticate”

 Iseo Sotto i teli, mais per sacchetti bio

Coltura a strisce nella riserva delle Torbiere

ISEO La coltura di una parte della Lametta, a ridosso del lago, ricoperta oggi con teli di plastica per pacciamatura, consiste in una varietà di mais per la produzione di sacchetti biodegradabili. Questa è la comunicazione che la proprietà privata ha inoltrato all'ente gestore dopo la sollecitazione ricevuta dallo stesso, non avvisato del cambio di destinazione. La segnalazione all'ente gestore della Riserva era giunta già nel mese di marzo da parte del coordinamento delle associazioni ambientaliste, preoccupate per la perdita della biodiversità nella zona C della Riserva. «Nei Siti Natura 2000 i prati da sfalcio vanno mantenuti o recuperati a tutela della biodiversità, tanto che vi sono norme che prevedono incentivi per il mantenimento dei prati e per la conversione dei coltivi in prati. «Il comitato tecnico scientifico della Riserva si riunirà il 20 maggio e stabilirà l'eventuale compatibilità della nuova coltura nelle Lamette» spiega il presidente dell'ente gestore Gianni Lecchi. Fino ad allora il seminativo piantato farà la sua crescita.

 

comunicato stampa

Iseo, 4 maggio 2012                             COMUNICATO  STAMPA

Manomissioni in Lametta: grave rischio per la biodiversità nella Riserva Naturale delle Torbiere del Sebino

 •          Nel marzo scorso in Lametta, proprio a ridosso della pregiata zona A (compresenza  di  rilevanti  valori  avifaunistici  e flogistico – vegetazionali) abbiamo scoperto per caso che ettari di terreno, prima coperti da prato da sfalcio, sono stati completamente trasformati in seminativo, con pacciamatura di teli di plastica.

•          Le nuove tavole tematiche della vegetazione, aggiornate al 2008 dall’Ente gestore proprio a supporto del nuovo Piano, individuano, in gran parte della fascia compresa fra la pregevole area umida verso il lago e via Colombera, ambienti di interesse comunitario, caratterizzati da un susseguirsi di prati da sfalcio, dominati da molinio arrhenatheratalia.

•          Nei Siti Natura 2000 i prati da sfalcio vanno mantenuti o recuperati a tutela della biodiversità, tanto che, poiché la conversione in coltivi rappresenta un danno elevato per l’equilibrio ecologico, vi sono norme (Indennità Natura 2000) che prevedono contributi/incentivi per il mantenimento dei prati e anche per la conversione dei coltivi in prati!

•          CIONONOSTANTE IN LAMETTA SI VA IN CONTROTENDENZA: distrutto il prato da sfalcio, crescono tra le coperture di plastica le nuove piantine, mentre, al momento in cui scriviamo, non è ancora pervenuta, a fronte delle nostre segnalazioni, una risposta chiarificatrice dell’Ente gestore del Sito.

VEDREMO UNA RISERVA PLASTIFICATA E SPOGLIATA DI BIODIVERSITÀ?

Riteniamo che sia gravemente a rischio il delicato ecosistema del Sito:

– i prati da sfalcio oltre che conservare la ricchezza floristica dell’ambiente sono molto importanti per la sopravvivenza dell’avifauna;

– tali terreni sono addossati alla torbiera bassa alcalina (zona A), un habitat le cui indicazioni gestionali prevedono, tra l’altro,  la salvaguardia del regime idraulico sia da opere di dreno sia dall’introduzione di nutrienti;

– la trasformazione in coltivo di un prato da sfalcio creerebbe inoltre un gravissimo precedente: immaginiamo le conseguenze se tutti i prati da sfalcio dovessero trasformarsi in seminativi!

Chiediamo perciò all’Ente GESTORE, responsabile in primis del Sito Natura 2000, un immediato intervento che porti al ripristino dei luoghi, nel rispetto della normativa vigente, riservandoci di segnalare la situazione ad altre Autorità competenti.

Legambiente Franciacorta         legambientefc@virgilio.it

Legambiente Bassosebino          legambiente.bassosebino@gmail.com

Ass. La Schiribilla                     info@laschiribilla.it  

Ass. Monte Alto                         associazione.montealto@gmail.com

qui il comunicato stampa corredato da immagini: 

ComunicatoStampa_120504

habitat o non habitat?

Aspettando “lumi chiarificatori” dall’Ente gestore della Riserva sulla questione distruzione di habitat/lavori agricoli in Lametta… ecco la “risposta provvisoria” (18 aprile 2012) del Presidente Lecchi a Legambiente Franciacorta…

Intanto, là dove c’era una volta un prato da sfalcio (www.laschiribilla.it/immagini/2012/zebre/molino%20arrehenatheretalia.jpg), spuntano dalla pacciamatura con teli plastici le novelle piantine…

 

Torbiere, cresce l´allarme «plastificazione»

Fonte: Bresciaoggi, lunedì 16 aprile 2012
Il Coordinamento delle associazioni ambientaliste e animaliste chiede all´Ente gestore più attenzione per l´area protetta                                                                                                                                               

La Giunta regionale dovrebbe deliberare a breve il nuovo «Piano di gestione»                                                       L´area delle Torbiere coperta da teli di plastica

«Un´audizione fuori tempo massimo? Speriamo di no»: è quanto si augura il Coordinamento delle Associazioni ambientaliste e animaliste di Brescia di fronte al problema delle Torbiere del Sebino.

Mercoledì 11 aprile, a distanza di un anno dalla richiesta, i portavoce delle associazioni interessate alla tutela delle Torbiere hanno infatti espresso le loro preoccupazioni alla Commissione regionale Agricoltura, Parchi e Risorse idriche, in vista del via libera al nuovo Piano di gestione della Riserva Naturale, il cui iter di approvazione è stato tormentato e non privo di rilevanti incongruenze.
IL FORTE TIMORE è che i numerosi fattori di pressione e abusi in atto da molto tempo sul sito (urbanizzazione nelle zone limitrofe, inquinanti nei corpi idrici, pesca di frodo e bracconaggio soprattutto in località Lametta, prelievi d´acqua dalle vasche, gare di pesca sportiva, bonifiche e colmate, solo per citarne alcuni) possano aggravarsi, qualora nel nuovo strumento gestionale non siano introdotte misure più restrittive, rispetto a quelle deliberate in sede di Consiglio regionale.
Il Coordinamento è seriamente preoccupato, in particolare, che sia snaturato il ruolo della zona C di rispetto, che pure è parte integrante dell´ecosistema protetto Sito Natura 2000, tanto più che, proprio in questo periodo, si assiste nelle Lamette alla distruzione di alcuni ambienti naturali a ridosso dell´area più pregiata, con la messa a coltura di terreni caratterizzati da habitat di interesse comunitario.
L´AREA INTERESSATA è attualmente coperta da teli di plastica: si tratta di vari ettari di terra letteralmente «plastificata» e a tale proposito varie associazioni stanno sollecitando l´Ente gestore perché intervenga a tutelare la biodiversità.
Come già richiesto nel tempo in varie sedi, i rappresentanti del Coordinamento – che raggruppa l´Enpa, Legambiente, il Servizio di Vigilanza Ambientale, la Lac, la Lipu, l´Oipa, l´Anpana, la Lav e l´Associazione Compagni di Strada -, anche in occasione dell´audizione, hanno rilevato l´importanza che all´area protetta sia garantito un apparato normativo chiaro e rigoroso, che disciplini tutte le attività antropiche presenti nel sito.
Un problema reso ancora più «caldo» e pressante dopo l´incendio che all´inizio di aprile ha devastato e distrutto ben sei ettari della Riserva delle Torbiere.
L´ULTIMA PAROLA ora spetta alla Giunta regionale che, a breve, delibererà definitivamente sul Piano.