Parco delle Torbiere un’operazione verde

estratto ed adattato da: Giornale di Brescia, 14 ottobre 2009                                                   

ISEO Via libera al progetto di ripiantumazione della Riserva Naturale delle Torbiere. Il piano prevede la posa di 1.500 alberi, in parte per mettere fine al bilancio negativo della flora che fu determinato dalla robusta Sarneghera che investì il Sebino nell’agosto del 2008.
I danni del caratteristico vento furono subito evidenti, con moltissimi alberi sradicati.

La Provincia di Brescia a tal fine ha messo ha disposizione 50mila euro, mentre il Consorzio di Tutela della Riserva delle Torbiere finanzia l’acquisto e la piantumazione delle nuove essenze con 23mila euro. «Durante l’anno – spiega il presidente del Consorzio Carlo Maffeis – abbiamo messo in sicurezza due ponti che erano stati gravemente danneggiati dall’uragano che l’anno scorso si è abbattuto sull’area umida e sistemato alcuni percorsi. Non solo. L’occasione è stata propizia per ultimare la passeggiata che consente ai visitatori di percorrere in tondo tutta la Riserva Naturale. A giorni inizieranno i lavori di piantumazione da parte della ditta Gardenlake di Marone, mentre la direzione tecnica dei lavori è affidata alla società Demetra Specialist che ha progettato l’intervento».
Gli interventi sono mirati alla riqualificazione territoriale di alcune aree delle Torbiere attraverso la creazione di asce boscose e siepi che favoriranno il riequilibrio nell’habitat naturalistico, ma anche alla realizzazione di barriere schermanti lungo i confini della Riserva e specialmente nella zona al limite della Sp11 che da Sassabanek raggiunge la rotatoria del Ciochet.

 

Le nuove millecinquecento piantine, di altezza pari a poco più di un metro, verranno messe a dimora sul perimetro della Riserva e soprattutto in fregio alla Sp 11 per proteggere l’avifauna, ma anche per ripristinare il «Boschetto» ubicato vicino al Centro di Accoglienza e arricchire di nuovi alberi l’area antistante il Centro accennato. C’è attenzione dunque verso il patrimonio che caratterizza l’area umida frequentatissima da centinaia di scolaresche, provenienti da diverse scuole lombarde, che ogni primavera giungono presso il Centro di Accoglienza per conoscere l’avifauna, l’ittiofauna e i laghetti.
La barriera di alberi, che verrà realizzata in fregio alla strada provinciale accennata, impedirà forse ai cigni di avventurarsi sulla battutissima arteria come è accaduto agli inizi di settembre quando, due esemplari bellissimi si sono messi a passeggiare tranquillamente in mezzo alle corsie stradali bloccando il traffico automobilistico. Resta aperto invece il problema dei ricci…
Tonino Mazza

NUOVI 1.500 ALBERI
L’operazione verde alle Torbiere del Sebino prevede la piantumazione di 1.500 alberi, in parte per mettere fine al bilancio negativo della flora che fu determinato dalla robusta Sarneghera che investì il Sebino nell’agosto del 2008. I danni del caratteristico vento furono subito evidenti, con moltissimi alberi sradicati. Per mettere a punto il progetto la Provincia di Brescia a tal fine ha messo ha disposizione 50mila euro, mentre il Consorzio di Tutela della Riserva delle Torbiere finanzia l’acquisto e la piantumazione delle nuove essenze con 23mila euro.

IL «COMBUSTIBILE» A FINE ‘700
Già alla fine del ‘700 si sperimentò l’uso della torba come combustibile nelle filande di Iseo. È dalla metà dell’800 però, che inizia lo sfruttamento del giacimento in modo massiccio, il lavoro sistematico di scavo iniziò nel 1862, quando il consorzio torinese «Società Italiana Torbe», acquistò la maggior parte delle Torbiere superiori. Il lavoro era svolto manualmente, con il metodo dell’escavazione ad umido, infatti tolto il primo strato di erba e terra, con uno spessore variabile da pochi centimetri fino a circa mezzo metro, compariva subito l’acqua.

La questione delle nutrie

articolo tratto dal Giornale di Brescia, 5 ottobre 2009

lettera al direttore

SCRIVE L'ASSESSORE

La Provincia e la questione delle nutrie

L'articolo firmato da Flavio Archetti sull'emergenza nutrie sul lago d'Iseo, pubblicato il 23 settembre, mi offre lo spunto per far conoscere a grandi linee ciò che l'Assessorato provinciale fa, da ormai un decennio, per arginare la diffusione del roditore.
È fenomeno ormai generalmente conosciuto, soprattutto nella Bassa bresciana, che la proliferazione della nutria, dovuta alla sua elevata capacità riproduttiva e all'assenza in natura di nemici naturali, crea gravi problemi all'ambiente, ai coltivi e agli argini dei corsi d'acqua.
La sua presenza viene adesso segnalata anche lungo gli argini del Basso Garda e delle Torbiere del Sebino, zone particolarmente vulnerabili e sensibili.
Di fronte ad un problema siffatto, il primo impulso è quello di procedere ad una drastica eradicazione della specie. Questo è però difficile da realizzare poiché la nutria, diversamente dalle talpe, ratti, topi e arvicole è considerata fauna selvatica, anche se esclusa dalle specie cacciabili in via ordinaria.
Neppure può essere catalogata tra gli animali nocivi, dal momento che la normativa in materia ha ritenuto da tempo di abolirne il concetto, oltre che togliere di mezzo l'elenco delle specie una volta considerate antagoniste della fauna selvatica.
La possibilità di intervenire è adesso disciplinata da regole precise stabilite dal legislatore regionale, che consentono alle Province, in assenza di altri rimedi, di poter effettuare il controllo delle specie di fauna selvatica (o inselvatichita) che sia di pregiudizio al patrimonio zootecnico, agro-forestale, per la salute pubblica ecc.., mediante piani di abbattimento, avvalendosi all'occorrenza dei propri agenti, delle guardie volontarie e di operatori espressamente autorizzati e selezionati attraverso specifici corsi di preparazione.
Il fenomeno della diffusione della nutria (Myocastor coypus) è stato da noi monitorato già nel corso dell'anno 2000.
Le risultanze delle prime indagini svolte sul campo hanno subito fatto chiaramente intendere che le preoccupazioni degli agricoltori e degli stessi amministratori locali erano tutt'altro che infondate.
L'Assessorato provinciale si attivò quindi immediatamente e, per prima cosa, acquistò un notevole quantitativo di gabbie-trappola per la cattura ecologica della specie, distribuendole gratuitamente ai proprietari dei fondi e agli agricoltori delle zone più colpite. Nel contempo, organizzò appositi corsi di preparazione per operatori volontari, con lezioni teoriche in aula e pratiche sul terreno.
In seguito, è stato quindi redatto un piano di contenimento, i cui elementi essenziali sono racchiusi nei seguenti dati: superficie territoriale interessata: 222.188 Ha; Comuni interessati: 113; operatori impiegati: oltre agli agenti della Polizia provinciale, 20 guardie volontarie e circa 300 operatori abilitati; gabbie distribuite: 2.050; nutrie catturate nel corso del 2008: 7.500 circa.
Va pure aggiunto che sul territorio sono stati individuati e messi a disposizione dai Comuni coinvolti alcuni centri per la temporanea conservazione delle carcasse e per la custodia del materiale di cattura. Oggi si può dire che la rete organizzativa è consolidata e il personale addetto è professionalmente adeguato e può contare su di un numeroso gruppo di operatori guidati dalla guardia volontaria Giampietro Marchesini e coordinati dalla Polizia provinciale.
È tuttavia giusto dire che, per effetto dei vincoli imposti e sopra brevemente ricordati, la lotta alla nutria, fino a pochi anni fa meno prosaicamente nota come castorino, resta tuttora assai impegnativa.
Quest'ultima considerazione mi offre anche lo spunto per suggerire, a chi è impegnato a fare proposte di modifica della vigente legge quadro in materia di caccia, di aggiungere la specie alle talpe, ai ratti, ai topi propriamente detti e alle arvicole. Sarebbe un passo decisivo per contenerne la diffusione in modo duraturo e meno complicato.
Alessandro Sala
Assessore provinciale alla Caccia