Imbarcazioni “riservate”

Il Piano di gestione delle Torbiere  vieta espressamente di accedere e navigare nella fascia a lago e nel canneto, ma , se il confine in acqua non è segnalato, ecco cosa succede: bagnanti e natanti attraccati in riserva, nelle Lamette

www.laschiribilla.it/immagini/20011/Lametta%20agosto%202011.jpg

Diverse boe  sono scomparse, quelle rimaste per lo più sono prive dei cartelli   indicanti il confine della Riserva…

avviso: PGT di ISEO

Sul sito del Comune di Iseo si trovano atti e documenti riguardanti il procedimento di Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.) del documento di piano del P.G.T. di Iseo http://www.pgtiseo.it/atti.htm

 

– il giorno 19 settembre è convocata la Conferenza finale della VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

 

– entro il 10 ottobre chiunque è interessato può presentare osservazioni

 

Ricordiamo che l'ambito di trasformazione residenziale che più è a contatto con la Riserva è quello dell'area ex-supersolaio, in Area Sensibile (AS), confinante direttamente con la zona più pregiata delle Lamette.

articolo

Fonte: Bresciaoggi, Sabato 20 Agosto 2011

PROVAGLIO. Estate nera per la flora: i pioppi si ammalano e la vegetazione soffoca le paludi

 

Bagni abusivi e vandalismo «torbiere terra di nessuno» 
Fausto Scolari
La Schiribilla lancia l’allarme: «Roghi dolosi, furti e maleducati serve un giro di vite nella vigilanza per liberare l’oasi dall’assedio»

Le torbiere sono sotto assedio. Una delle zone umide più suggestive dell’Europa sta diventando una terra di nessuno.
Se in prospettiva a preoccupare sono soprattutto le nuove normative regionali sui parchi che potrebbero fare da prologo a colate di cemento nell’area protetta è anche il presente monopolizzato da un’inciviltà diffusa a mettere a repentaglio la sopravvivenza della Riserva. Emblematica la moda che si è diffusa quest’estate: ignorando i divieti, sempre più visitatori si tuffano nelle acque delle torbiere. La punta di un’iceberg di forme di bivacco che non rispettano l’ambiente nè il decalogo di comportamento fissato dal Consorzio di gestione della riserva. A lanciare l’allarme è l’associazione «La Schiribilla».
«Purtroppo ci risiamo – osserva sconsolato Angelo Danesi -: anche quest’anno sempre più persone scambiano la zona umida come un lido balneare. Continuiamo ad assistere a persone che fanno il bagno incuranti delle norme che regolano la fruzione dello spazio». Secondo Danesi è insomma rimasto irrisolto l’annoso nodo dei controlli.
«SIAMO CONSAPEVOLI che vigilare su una riserva naturale di simile estensione senza penalizzare la fruizione dell’oasi non sia una cosa facile – afferma il presidente dell’associazione -, ma è anche vero che di fronte all’escalation di episodi parenti stretti del vandalismo non si può sottovalutare il problema sorveglianza». A questo proposito Danesi fa riferimento all’incendio divampato nei pressi del Funtanì. «Non è chiaro che se le fiamme siano state appiccate volontariamente o si sia trattato di qualche visitatore imprudente che ha gettato un mozzicone di sigaretta ancora acceso o peggio ancora ha cercato di accendere un falò – afferma Danesi -. Dolo o colpa l’episodio è significativo».
MA LE CRITICITÀ NON SONO ancora finite. «Purtroppo – prosegue il portavoce della Schiribilla – c’è da registrare che alcuni pioppi sono attaccati da un parassita simile a quello che sta rovinando i castagni». Come se non bastasse in Riserva è presente pure il fenomeno dei furti di rame: le staccionate a protezione dei percorsi sono rimaste prive dei collarini.
«E non si tratta della prima razzia – ricorda Angelo Danesi -. Alcuni anni fa i ladri rubarono le lastre di rame che coprivano il tetto in lamiera di una postazione lungo il percorso naturalistico».
Il presidente della Schiribilla sottolinea anche il drastico calo delle presenze di alcune specie di avifauna migratoria e nidificante in zona.
«Inoltre – conclude Angelo Danesi – nella riserva prolifera velocissimamente la vegetazione palustre che invade gli specchi d’acqua. Fra questi, quelli meno profondi tra poco rimarranno all’asciutto. Insomma servono urgentemente dei correttivi». A partire dalla sorveglianza.

Breve giro odierno in torbiera

oltre al solito raduno di bagnanti che si rinfrescano nelle acque del sito, notati anche i resti di un incendio (www.laschiribilla.it/immagini/foto/15-8-011%20incendio.JPG) che ha coinvolto una zona di qualche decina di metri quadri nei pressi del Funtanì. Una bravata? Un mozzicone di sigaretta?…

Anche il fenomeno dei furti di rame non ha risparmiato la riserva: le staccionate a protezione dei percorsi sono rimaste prive dei collarini, presi di mira già nei mesi scorsi (www.laschiribilla.it/immagini/foto/rn.torbiere%20010-011.jpg).

 

Purtroppo oltre agli atti vandalici c’è da registrare che alcuni pioppi sono “malati”, attaccati da un parassita simile a quello che sta rovinando i castagni (www.laschiribilla.it/immagini/foto/15-8-011%20pioppo%20malato.JPG).

articoli

Fonte: Giornale di Brescia 14 agosto 2011

Starne in Franciacorta, via al ripopolamento
FRANCIACORTA La starna, uccello un tempo autoctono della Franciacorta e ora quasi estinto, sarà reintrodotta grazie ad un progetto dell’Ambito Territoriale Caccia, con risorse della Provincia di Brescia. L’area individuata per il ripopolamento (a divieto di caccia) ha una superficie di oltre 400 ettari, e si estende tra Castegnato, Ospitaletto, Paderno e Passirano.
Il territorio, denominato «Zona Rossa n. 14 Franciacorta», è variegato sia dal punto di vista ambientale, sia per le coltivazioni presenti. In sostanza, la zona si estende dalle cave ed ex discariche tombate a nord dell’autostrada A4, fino ai campi cerealicoli a nord di Paderno e Passirano. Le prime covate – in attesa di essere liberate – stanno crescendo in appositi recinti a Boscosella, l’ex discarica di Castegnato, ora parco didattico, affidato a Legambiente Franciacorta.
Il progetto – studiato da Elena Bonavetti, tecnico faunistico dell’Atc – prevede un accordo retribuito con alcuni agricoltori che garantiranno coltivazioni idonee alla sopravvivenza delle starne. Il progetto di ripopolamento è stato studiato attentamente: si sono fatte riunioni coi tecnici, i rappresentanti dei cacciatori e la vigilanza, oltre ad un’assemblea dei cacciatori dei quattro comuni interessati. Nel corso degli incontri si è verificata la condivisione del progetto ed è stato nominato un gruppo di lavoro, composto dai rappresentanti delle associazioni venatorie e coordinato da Silvio Parzanini di Legambiente. Con le guardie volontarie si è definito un protocollo d’intesa che prevede la vigilanza della zona. Entro l’estate le prime starne saranno liberate, e già dall’anno prossimo si dovrebbe assistere alla loro riproduzione spontanea. Se avrà successo, l’esperimento franciacortino sarà ripetuto in altre zone.
«L’obiettivo del progetto starne – spiega il presidente dell’Atc, Giuseppe Lussignoli – è ricostituire una presenza di fauna selvatica vera, destinata anche ad un parziale prelievo venatorio, che è un’alternativa di qualità rispetto alla pratica del solo pronto-caccia». dam
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Fonte: Bresciaoggi, 14 Agosto 2011
LA POLEMICA SULLA CACCIA. Dura presa di posizione ambientalista
«Le deroghe? Violazioni per interessi elettorali»

La nuova legge regionale sulla caccia in deroga? «Una metodica violazione delle leggi solo per servire gli interessi elettorali». La definizione è del Coordinamento delle associazioni ambientaliste e animaliste di Brescia dopo l’approvazione al Pirellone della norma che garantirà lo sparo anche a peppole, fringuelli, storni, pispole e frosoni.
«Il centrodestra temeva forse una “fuga” verso il fronte leghista, mentre una parte del centrosinistra, coi bresciani in testa, ha manifestato ancora una volta una evidente miopia politica, ritenendo di poter rappresentare un bacino elettorale sempre più risicato e insignificante rispetto alla maggioranza dei cittadini – scrivono in una nota le associazioni -. Così, alla faccia dei propositi annunciati tempo fa dal presidente Formigoni, la Regione è riuscita nell’ennesima impresa a spese della natura. La vergogna, poi, è raddoppiata; perché il consiglio regionale ha subito iniziato a occuparsi anche dell’altro orrore etico e giuridico: la gestione degli impianti di cattura autorizzati per la distribuzione dei presicci da usare come richiami vivi ai capanni. Quei roccoli che finiscono ogni anno in primo piano per i sequestri da parte delle polizie ambientali».
Il coordinamento, poi, punta il dito contro i politici (lo schieramento è ampio: dal Pdl al Pd) che «anziché farsi garanti del rispetto delle norme, varano sistematicamente provvedimenti apertamente illegali». E l’illegalità, secondo gli ambientalisti, starebbe nel fatto che «per autorizzare l’abbattimento di mezzo milione di uccelli sono passati sopra le procedure di infrazione dell’Unione e condanne della Corte di giustizia europea» e «hanno ignorato innumerevoli sentenze sfavorevoli del Tar e calpestato pure sentenze negative della Consulta sia rispetto alle deroghe, sia relativamente ai roccoli». Un comportamento che – conclude la nota – porterà ad un epilogo già scritto: «In una congiuntura economica negativa, l’Italia si troverà anche quest’anno ad essere sanzionata nuovamente dall’Ue e il costo della caccia in deroga sarà a carico di tutto il popolo italiano».

AMBIENTE: NUOVI REATI PENALI

 LIPU: IN PARTE BENE, IN PARTE UN PASTICCIO

 

“Sanzioni per chi danneggia rete Natura 2000 e conferma delle pene per il bracconaggio, sebbene si poteva fare meglio e di più”. Lo afferma il presidente della LIPU-BirdLife Italia Fulvio Mamone Capria a proposito del decreto legislativo sui reati ambientali, che recepisce la direttiva comunitaria 2008/99/CE sulla tutela penale dell’ambiente*.

 

“Diciamo subito – prosegue il presidente LIPU – che il decreto non appare il massimo dell’architettura normativa. Un po’ pasticciato, poco chiaro ed emanato senza ascoltare con un’audizione le associazioni ambientaliste, che da anni svolgono un lavoro puntiglioso sul tema e che avrebbero permesso di evitare le mancanze ed i problemi che si registrano nel provvedimento.

 

“Tuttavia, nel decreto c’è almeno un elemento di notevole importanza. Ci riferiamo all’articolo 733-bis che introduce una sanzione, l’arresto fino a diciotto mesi e l’ammenda non inferiore a tremila euro, per chi distrugge, danneggia o comunque compromette la conservazione di un sito della rete Natura 2000, ovvero ZPS e SIC/ZSC – continua Mamone Capria – La LIPU in passato ha lavorato lungamente per l’approvazione del decreto del ministero dell’Ambiente 184 del 2007 e oggi con l’articolo 733-bis si introducono sanzioni importanti anche nei confronti di società ed enti.

 

“In questo senso, il decreto legislativo rappresenta uno strumento utile per continuare l’impegno per la tutela di biodiversità e paesaggio, che la LIPU intende perseguire sia attraverso una dettagliata verifica dello stato di conservazione regionale dei siti della rete Natura 2000, sia attraverso l’avvenuta adesione all’importante campagna Salviamo il Paesaggio, per la quale ci impegneremo particolarmente soprattutto sul fronte dello stop al consumo di suolo.

 

“Un’occasione persa è invece l’altro articolo del decreto, il 727 bis, che punisce i danni a varie specie animali e vegetali tutelate dalle direttive Habitat, Allegato IV, e Uccelli, Allegato I, ma lo fa in maniera confusa, timorosa e insufficiente, tanto da aver generato polemiche e incertezze interpretative e finanche il rischio di una paradossale depenalizzazione. Rischio che a nostro avviso non c’è, restando salvi i casi in cui i fatti dovessero costituire più gravi reati, ovvero essere puniti con sanzioni più gravi, come avviene grazie alla legge 157/1992. E’ però un peccato che un atto di tale importanza sul fronte della lotta al bracconaggio abbia partorito un topolino, quando anche dalla recente Conferenza di Cipro sono arrivati forti appelli a rafforzare la prevenzione, la repressione e la punizione del bracconaggio. Lavoreremo perché il testo sia appena possibile corretto.”

 

*G.U. n.  177 del 1° agosto 2011, decreto legislativo 7 luglio 2011, n. 121

 

(fonte: http://www.lipu.it/news/no.asp?1214)