Das Naturrevier der "Torbiere Sebine" Few notes in English Introduction a la R.N. des  Tourbieres du Sebino



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Few notes in English Introduction a la R.N. des  Tourbieres du Sebino Das Naturrevier der "Torbiere Sebine"
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Con il ritiro dei ghiacci dell'ultima glaciazione (Wurm), compresa tra 70.000 e 10.000 anni fa, nella zona a sud del Sebino rimase una depressione paludosa intermorenica. Con il trascorrere dei millenni l'abbondante vegetazione cresciuta formò uno spesso strato di torba, che sostituendosi progressivamente all'acqua trasformò la zona in un'estensione di prati umidi. Alla fine del Settecento si cominciò a pensare allo scavo della torba da sfruttare come combustibile.

La torba è un combustibile fossile dovuto alla sedimentazione di successivi strati di materiale vegetale,soprattutto vegetazione annuale (cannucce, falasco vario, sfagni). La vegetazione che muore finendo in acqua stagnante non si decompone completamente per mancanza di ossigeno, e si trasforma in torba, combustibile con meno calorie del carbone.
Nel 1863 la Società Italiana Torbiere ottiene la concessione per lo sfruttamento della zona e cominciano così gli scavi, che si protrarranno per circa un secolo, fino al 1950.
Lo scavo occupava dai 100 ai 200 uomini, che impiegavano una vanga a gabbia, con un manico lungo fino a cinque metri (tale era la profondità massima dello strato di torba), estraendo delle colonnine di torba (15x15x90 centimetri). Le colonnine venivano poi tagliate a pezzi e poste ad essiccare, per essere quindi immagazzinate in attesa della vendita.
Si racconta che questo sistema di scavo della torba ("a umido") venne insegnato agli scavatori di Provaglio da alcuni soldati francesi feriti nella battaglia di Solferino e S.Martino (1859) e ritiratisi in convalescenza in quel paese.
Nel 1904, anno di massima produzione, si scavarono circa 10.000 tonnellate di torba secca, quando la media annuale era di circa 5.000. Inizialmente la torba veniva utilizzata per la nascente industria; durante la prima guerra mondiale con la torba si alimentavano le locomotive a vapore della nuova linea ferroviaria Brescia-Iseo-Edolo; negli ultimi decenni di scavo la torba veniva invece prevalentemente destinata al riscaldamento domestico. Gli scavi formarono vasche irregolari (in dialetto candèle), che presto si riempirono di acqua. Tali vasche erano divise tra loro da lingue di terra, chiamate "bastiù" se carreggiabili, e "scansei" se lingue sottili; le piccole isolette con paglia e canne vengono chiamate "sgorbie". Ogni vasca poi ha il proprio nome dialettale, come Magiura, Pilù, Bissinia, Cavrì, Senagoi, ecc...

Nella Lametta la torba venne estratta prevalentemente alla fine degli anni Sessanta, con l'ausilio di macchine operatrici, per essere usata come terriccio da giardino. Questi scavi terminarono negli anni Settanta, in seguito all'introduzione dei primi vincoli di salvaguardia.

 

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